martedì 4 ottobre 2011

Lo strano caso del dott. Lewis e di Mr Hamilton

Che ci sia qualcosa che non va è evidente e, sopratutto, è sotto agli occhi di tutti. Ed è preoccupante. L'argomento, per gli appassionati veri di Formula 1 è intrigante. Che fine ha fatto Lewis Hamilton? Parliamo di quel pilota capace di conquistare 9 podi consecutivi al suo esordio nel mondiale 2007, mettendo in crisi il campione del mondo in carica Fernando Alonso.

Quella macchina progettata per vincere fin dalla sua infanzia, quando all'età di 10 anni chiese a Ron Dennis, con gli occhi lucidi di un bimbo di "poter correre per la McLaren un giorno". Che fine ha fatto quel pilota veloce, talentuoso, grintoso, tattico? Nel corso degli anni, la carriera di Lewis Hamilton ha vissuto molti alti e bassi, ma la sensazione era sempre la stessa: Lewis Hamilton è cosi, prendere o lasciare. Ma era così nella sua interezza, nella sua imprescindibilità.

Era il pilota coccolato dal team nel 2007, implacabile, invincibile pur se giovanissimo. Sembrava perfetto, tanto era "appropriato" in ogni suo momento. Persino in Cina, subito dopo l'insabbiamento all'entrata box che gli costò - a conti fatti - un titolo mondiale, era stato imperturbabile.
E cosi, ecco la cavalcata del 2008, il calvario e la rinascita del 2009 - più per meriti suoi che della McLaren - condito però dalle prime avvisaglie. La macchina comincia a mostrare segni di cedimento. La macchina è in realtà umana.

Capita in Australia due anni or sono, quando dice il falso in occasione della chiamata dei commissari su una questione con Jarno Trulli. Smascherato, si sente come si sarebbe sentito qualsiasi ragazzo sotto pressione. Si sente vulnerabile, braccato. Ed è per questo che la macchina-Lewis Hamilton arriva ad uno sdoppiamento vero e proprio: da una parte c'è il Dott Lewis, calmo e pacato in ogni sua considerazione; dall'altra c'è Mr Hamilton, il pilota, smanioso di mostrare al mondo la sua grandezza.

Una frustrazione, quella di Mr Hamilton che nel 2010, che lo porterà a commettere due errori fatali a Monza e Singapore, compromettendo il suo cammino verso l'iride. Quel velo di rabbia comincia a intravedersi. Non fuori, ma dentro la pista. L'insofferenza di chi ha il fuoco dentro, di chi si sente tigre in gabbia, di chi sà di avere un dono e non riesce a sfruttarlo al 100%, non per causa propria, ma per manifesta superiorità tecnica degli avversari.

Al Dott Lewis, incredibilmente calmo e pacato fuori dalla pista, si contrappone sempre di più Mr Hamilton, impaziente, nervoso e propenso all'errore. Ed il suo vero essere - per una volta - esce fuori anche durante un'intervista:


Lewis continua a correre a modo suo. Sbaglia, rischia, diverte e fa divertire. E' un'animale in gabbia che mostra la sua classe ogni volta che può. Ma la sua vera natura, in queste situazioni, lo porta ad errori e penalità, ottenute in sequenza in questo 2011. Mr Lewis è una maschera che comincia a decadere pur mantenendosi salda sotto le telecamere. Sotto gli occhi di tutti però, ecco oramai chiara l'identità più selvaggia di Mr Hamilton: Se non sbaglia è un fenomeno puro il driver McLaren. Ma se pecca invece, diventa irritante.

L'ultimo capitolo a Singapore, quando attacca Felipe Massa, lo tocca rovinando la sua ala, la posteriore destra del Ferrarista, e la corsa di entrambi. La frustrazione di Mr Hamilton è tutta nella sua dichiarazione in gara: "Of course I have a drive Trough". Una vera e propria dichiarazione irriverente via radio al suo crew-chief. Poi, come se nulla fosse, durante le interviste dei piloti, ecco prendersi una "sonora" pacca da parte di un Felipe Massa inferocito, senza batter ciglio. Questo è lo strano caso del dott.Lewis e di Mr Hamilton. Di un animale di razza costretto a mettere la più classica delle maschere quando si trova sotto i riflettori di un palcoscenico. Quella stessa maschera che, nel suo habitat naturale, Mr Hamilton oramai non è più in grado di mantenere, rivelando - nel bene e nel male - la sua natura più vera. E, a dirla tutta, l'Hamilton falloso, veloce, grintoso, sbruffone e irriverente e fallace, ma sopratutto umano, piace di più rispetto a quella macchina perfetta, imperturbabile e incredibilmente vincente che fù al suo esordio mondiale.

Nessun commento:

Posta un commento